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Juicy Fields: una truffa milionaria.

Come si può notare, in questi ultimi anni, le criptovalute e il trading hanno preso sempre più piede.
Questa tipologia di business è arrivata a contaminare anche il mondo della cannabis, con un progetto nominato Crowd-Growing. Il progetto sembra davvero all’avanguardia, capace di fornire un reddito passivo ai temerari investitori, eppure l’esperienza dell’azienda Juicy fields, lascia parecchi con l’amaro in bocca. Vi raccontiamo perché.
Cos'è il Crowd-Growing.
Partiamo dall’inizio nel tentativo di spiegarvi in modo più semplice possibile quale sia l’idea di base di questo progetto, il cosiddetto Crowd-Growing. Il termine crowd-growing o e-growing, è nato solo negli ultimi anni da varie campagne di marketing dell’industria delle start-up della cannabis. Il termine originario dell’investimento è composto da “crowd” che sta ad indicare l’ampia platea, sempre crescente al quale è indirizzato il progetto, e il termine “growing” che sta per la pratica della coltivazione, in questo caso di cannabis.
Il secondo termine di riferimento, E-growing, invece, sottolinea la componente virtuale che sta alla base del progetto di coltivazione collettiva. Secondo il normale processo, l’utente che andrà ad investire sarà in grado di vedere crescere le proprie piante virtualmente, attraverso l’impostazione del sito web o, dove consentito, anche tramite telecamere installate nelle growing dashboard, che sul campo prende il nome di grow-room o green-house.
Il crowd-growing per un certo senso può essere affiancato al crowdfunding e utilizza il crowd financing per gli investimenti necessari alla coltivazione della cannabis legale. In pratica, questo significa che molti investitori privati danno soldi in modo che un coltivatore di cannabis possa poi fare gli investimenti necessari e iniziare la coltivazione. Dunque, avete capito bene, il crowd-gowing è un sistema di coltivazione collettiva in cui gli utenti possono liberamente investire e trarre dei profitti in seguito alla vendita del prodotto. L’investitore, in cerca di un introito passivo, può investire nel progetto anche se vive in parti del mondo in cui la cannabis non è ancora legalizzata. Investendo, l’utente versa del denaro per contribuire all’avvio del ciclo di crescita di un tot di numero di piante, che per l’utente resteranno virtuali, ma che sarebbero poi state vendute ai clienti dell’azienda madre ideatrice del progetto. Ovviamente, in cambio di un investimento iniziale, veniva assicurato un profitto netto variabile e che entra direttamente nelle tasche dell’utente dopo circa alcuni mesi.
La truffa dietro l'angolo: Il caso Juicy Fileds.
Una delle aziende che aveva preso maggiormente piede in Europa è stata Juicy fields, l’azienda accettava pagamenti tramite bonifico o versamento in criptovalute, ma che oggi è diventata un caso. L’organizzazione si era catapultata nei mercati europei più carica che mai. Investimenti milionari, main sponsor nelle principali fiere di settore in Italia e all’estero, un sito web attraente e ben funzionante, gruppi su Telegram animati minuto per minuto, una newsletter che decantava le mosse dell’azienda nell’ottica degli standard di qualità e delle partnership internazionali. Juicy Fields si è fin da subito presentata come una delle aziende più innovative del settore e ha difeso in modo aggressivo la propria immagine e reputazione. A tal fine, disponeva di un team di risposta immediata a Valencia, che si occupava di chiarire i dubbi che si presentavano lungo il percorso, ma che ora ha smesso di rispondere. Inoltre, si è sempre vantata di apparire in testate giornalistiche del calibro di Forbes e in altre pubblicazioni rinomate.
Secondo EL PAÍS FINANCIERO, famosa testata giornalistica spagnola, avrebbero pagato un collaboratore di Forbes per la pubblicazione di un articolo, che dopo la chiara manovra di frode è stato rimosso dal team editoriale della pubblicazione. Vale la pena notare che Forbes dichiara sul suo sito web di non essere responsabile delle opinioni espresse dai suoi collaboratori. Ma come se non bastasse, la mendace azienda ha pagato il giornale Estrategias de Inversión per la pubblicazione di un altro articolo elogiativo. Lo stesso è accaduto con il giornale colombiano Portafolio, che alla fine del 2021 ha condiviso articoli sponsorizzati sulla presunta truffa. Per apparire il più professionale possibile e cercare di camuffare le futili intenzioni, l’ e- Business ha condotto una vasta campagna pubblicitaria, sfruttando anche l’ascesa dei cosiddetti influencer sui social network e un programma di referral con significativi incentivi economici per i prescrittori. Juicy Fields si è affidato a questi ulteriori canali pubblicitari per incrementare ulteriormente la credibilità ed esposizione presso il pubblico.
I primi indizi.
Con l’approssimarsi della prima metà di luglio, i movimenti sospetti presso Juicy Fields sono aumentati ad un ritmo accelerato. Sui social media, gli utenti hanno cominciato ad effettuare le prime segnalazioni di utenti su presunti prelievi bloccati e sono emersi i timori di una truffa per l’uscita. Gli utenti si sono resi conto che il loro denaro era bloccato nei conti della società e hanno iniziato a temere il peggio. La situazione è esplosa completamente tra l’11 e il 14 luglio, quando un utente di Instagram, Zvezda Lauric, è diventato l’unica voce (informale) dell’azienda. Il soggetto in questione sarebbe il direttore delle comunicazioni della piattaforma e apparentemente in contatto diretto con l’amministratore delegato Williem van der Merwe. L’utente ha affermato che il CEO era stato informato dai proprietari che i fondi sarebbero stati rilasciati entro 48 ore, ma per la gioia degli investitori, dopo poche ore ha dichiarato che van der Merwe si era dimesso da direttore. Una situazione così confusa può avere una sola spiegazione probabilmente, sotto il naso di tutti gli utenti increduli, i presunti truffatori stavano guadagnando tempo per ritirare il denaro in modo “pulito”.
Si scopre però che in precedenza la piattaforma è stata aspramente criticata per aver offerto un rendimento che nemmeno le criptovalute più inflazionate potrebbero osare offrire. Ma la questione importante, è la posizione degli organi legali, come per esempio la Comisión Nacional del Mercado de Valores de España (CNMV) e l’autorità federale di vigilanza finanziaria della Germania che avevano messo in guardia gli investitori da una possibile organizzazione fraudolenta; come del resto hanno fatto anche le autorità finanziarie olandesi (AMF), dove l’azienda sarebbe stata registrata, secondo quanto rilasciato nel sito web, che pur essendo regolarmente registrata in quel Paese, non disponeva di alcun tipo di licenza per la fornitura di servizi finanziari.
Sempre secondo la testata giornalistica spagnola El Paìs Financiero, in quei giorni alcuni utenti hanno rilevato movimenti di decine di milioni di euro in criptovalute sulla blockchain. Uno dei portafogli dell’azienda che pare corrispondesse a quello in cui vengono effettuati depositi e prelievi, sia stato rintracciato da uno youtuber esperto di criptovalute. Dal canale The Crypto Era, il produttore, che si fa chiamare Emilio (su Twitter), ha mostrato movimenti di denaro sospetti in tempo reale. In pratica, l’indirizzo blockchain associato al portafoglio Juicy Fields ha effettuato alcuni prelievi. Tra questi, uno a un altro portafoglio che conteneva circa 105 milioni di dollari nel pomeriggio del 14 luglio. Secondo le ricerche dello stesso youtuber, questo portafoglio sarebbe quello che concentra la maggior parte dei fondi digitali di Juicy Fields.
Bacci, del sindacato italiano per la tutela dell'investimento, afferma che migliaia di italiani sono stati truffati dalla piattaforma e minaccia azione collettiva:
«Dei truffati almeno 4 mila sono italiani. L'investimento medio di chi finora si è messo in contatto con noi è di 5 mila euro […] Abbiamo ricevuto al momento circa 500 e-mail da parte di investitori nella piattaforma, ma il loro numero potrebbe essere molto più grande e aspettiamo di raccogliere altre segnalazioni per poi far partire un'azione collettiva».
Sebbene gli elementi fraudolenti della suddetta piattaforma sembrino ora ovvi, alla luce delle prove, non è sempre stato così per tutti, a partire dagli utenti a finire agli sponsor che hanno contribuito al successo dell’ e-business. Molti utenti hanno abbassato la guardia di fronte alla forte presenza pubblicitaria dell’azienda e alle prove effettive dei prelievi.
Comunque sia, la notizia del blocco dei prelievi è stato il primo vero allarme per gli stakeholder che Immediatamente, hanno reagito tentando di organizzarsi in canali Telegram per cercare di capire cosa fosse successo. EL PAÍS FINANCIERO ha seguito da vicino le persone colpite e ha ascoltato le testimonianze di prima mano di centinaia di loro.
Alcuni investitori affermano di aver contratto prestiti bancari per investire. Altri spiegano di aver perso più di 100.000 euro. Nella comunità circolano voci di possibili suicidi tra le persone colpite. Fin dal primo momento, la possibilità di una truffa di uscita è stata vista dalla maggior parte di loro come la più probabile. Tuttavia, fino al primo giovedì della settimana della truffa, alcuni sembravano nutrire la speranza che i fondi sarebbero stati sbloccati. Per altri era già chiaro che la vicenda assomigliava a un classico schema piramidale da manuale.
“Fin dal primo momento mi è sembrato tutto molto strano. Quando l’11 [luglio] i social network hanno iniziato a scomparire, le cose si sono messe molto male”, racconta una delle persone colpite, che ha scelto di rimanere anonima. Aggiunge che nei giorni successivi i suoi sospetti sono stati confermati quando l’azienda ha chiuso le sue reti e il suo sito web e una miriade di voci ha iniziato a emergere.
Dopo la segnalazione di vari utenti e varie ricerche su internet, la situazione odierna è questa:
I numeri di telefono disponibili sui siti sono staccati, le attività dell’azienda sono cessate improvvisamente e soprattutto i soldi degli investitori sono spariti. Il gruzzoletto pare ammontare a decine di milioni, alcuni ipotizzano miliardi di euro di un numero imprecisato di risparmiatori europei. Ma secondo i dati forniti dalla società lo scorso giugno, il numero di utenti o Egrowers della piattaforma ha superato il mezzo milione. Ognuno di loro poteva potenzialmente investire fino a 180.000 euro e l’impresa sosteneva di avere 80.000 metri quadrati per sviluppare le proprie coltivazioni. Ma ad un’attenta analisi se si considerano le cifre di cui sopra, il modello di business proposto sembra svanire. La semplice ipotesi che ogni utente della società di crowd growing abbia una singola pianta, ottenibile con un investimento minimo di 50 euro, avrebbe significato che l’azienda sarebbe in grado di coltivare e raccogliere più di 6 piante per metro quadro, cifre assolutamente impossibili per l’industria.
La truffa in questione potrebbe risultata come una delle manovre più importanti e ingenti nel mondo delle cripto e della cannabis legale. La società è nata nel 2020, con Sede legale a Berlino, ed è riuscita in una manciata di mesi a convincere un numero che potrebbe aggirarsi tra le 150 e le 300 mila persone a investire nelle loro piantine di cannabis a scopo terapeutico. Ma il numero dei truffati potrebbe essere anche più alto. Tra loro diverse migliaia di italiani. Nonostante l’esito della manovra, Per qualche tempo il meccanismo aziendale sembrava funzionare Ora, invece, non si sa neppure se Juicy Fields avesse mai comprato le promesse piantine. La società si è improvvisamente volatilizzata. Depositi bloccati, impossibile ritirare i soldi, molti denunciano di non avere nemmeno più accesso al portafoglio investimenti.
In conclusione.
Ogni volta che parliamo di ostacoli che possono insorgere nei processi di legalizzazione, intendiamo proprio questo, la mancanza di serietà su progetti che potrebbero realmente incidere sulle prospettive future, le somme ingenti di denaro mosse da Juicy field, dimostrano il reale interesse di appassionati ed investitori che sono sempre pronti a investire migliaia di euro in progetti che riguardano la cannabis. Sono tutti indizi che ci dimostrano che la via della legalizzazione è la giusta strada da percorrere per cercare di far riprendere vita all’economia europea, ed in particolare quella italiana, che ricordiamo essere una dei migliori produttori di canapa industriale negli anni precedenti al proibizionismo. C’è un piccolo problema però, come tutti i mercati, prima o poi anche quello della cannabis attraverserà, come sta succedendo in America una fase di declino. Questa fase comporta l’eccessiva disponibilità del prodotto, l’abbassamento della richiesta di esso e di conseguenza una diminuzione dei prezzi. Sarà compito delle istituzioni italiane riuscire a sfruttare l’onda di crescita del mercato in modo da poterne trarre maggior profitto anziché doversi accontentare sempre solo delle briciole non riuscendo poi a comprendere l’efficienza e la potenza di un mercato come quello della cannabis ricreativa.
Fonti: